Black sun review



Review from Metalitalia

Con la pesantezza di un incudine "Black Sun" il quarto full length, se escludiamo il mini cd "Horrorscope", dei Primal Fear irrompe nei negozi! L'alchimia del duo Scheepers/Sinner non sembra essere intenzionata a subire cambiamento alcuno e la chiara matrice Judas Priest è presente su tutte le tredici canzoni, agressive e tonanti. E' proprio la title track a rappresentare, almeno per chi scrive, il picco di massima ispirazione: certo, è impossibile aspettarsi qualcosa di innovativo dai Primal Fear, però "Black Sun" è una canzone davvero riuscita in tutti i versanti, dalle metalliche strofe che creano un giusto pathos culminante nell'esplosivo ritornello. Il sound dell'album è graffiante, l'esperienza di Mat Sinner e la sua lunghissima carriera fanno sì che il biondo bassista si trovi a suo perfetto agio anche nel ruolo di produttore. E' vero d'altro canto che in diversi frangenti "l'ispirazione" ai padri Tipton e Dawning è palese, ma la componente teutonica non manca: per riffs e sonorità più volte Black Sun riporta alla memoria Kai Hansen e i Gamma Ray dell'ultimo "No World Order" ("Lightyears From Home" è probabilmente l'esempio più lampante di questo accostamento), chiunque vive di pane e metal non potrà in nessun modo non apprezzare le bordate degli axe men Stefan Leibing e Henny Wolter o agli acuti dello screamer Ralph Scheepers. In sostanza, "Black Sun" non aggiunge nulla di nuovo alla discografia dei Primal Fear, è solo e soltanto un altro buon album di metal teutonico/priestiano. E la Nuclear Blast incassa tanti bei soldini...